• Arte
  • 17 Ott 2024

Storia di un castello millenario “riportato” in Italia

The RE/MAX Collection Autore

Collection Luxury Lifestyle Magazine #4 Aprile 2024

Siamo fieri di celebrare con questo racconto una vittoria tutta italiana, volta a salvaguardare il pregevole patrimonio immobiliare del nostro paese. Stiamo parlando della “riconquista” del famoso Castello di Serravalle, prima venduto a uno statunitense e poi riacquistato dalla famiglia Giuliani, originaria di Zocca in provincia di Modena. Il castello sorge in un borgo medioevale al confine tra l’area bolognese e quella modenese, nella valle del Samoggia dove si erge lo storico palazzo Boccadiferro, dal nome della nobile famiglia che l’ha posseduto fino alla fine dell’Ottocento. Un palazzo che unisce storia, arte e musica, posto che al suo interno è anche ambientata una parte dell’opera lirica Amore e morte, del compositore lucchese Gaetano Luporini. Nel 1846, poi, nel salone al piano terreno fu celebrato il matrimonio tra Gioacchino Rossini e Olimpia Pellissier.

Il luogo in cui sorge si chiama proprio Castello di Serravalle, un municipio di quasi 5000 abitanti del Comune di Valsamoggia, nella città metropolitana di Bologna, in Emilia-Romagna. L’americano che aveva acquistato il castello volle impadronirsi della dimora per la sua posizione nel borgo, che sorge su fondamenta romane custodendo affascinanti racconti e curiose leggende.

È stata la famiglia Giuliani a riportarlo in Italia dopo un importante rilancio e una trattativa con il precedente acquirente, il quale a propria volta aveva acquistato Palazzo Boccadiferro da una storica famiglia locale. Il successo della trattativa (i cui dettagli sono riservati) porta a riconoscere il merito a un vero e proprio Italian job, un gioco di squadra tutto italiano che celebra la collaborazione tra Alberto Bignardi, l’agente immobiliare Collection del gruppo RE/MAX (anche presidente degli agenti immobiliari FIAIP di Modena e broker owner della RE/MAX Unicorn) e lo Studio Legale Picozzi & Morigi di Roma (dove hanno collaborato Chiara Catalani, Nicola Picozzi e Daniele Avena), il tutto conclusosi con l’attività del notaio napoletano Francesco Capezzuto, il quale ha stipulato gli atti di trasferimento, insomma un lavoro di equipe da Napoli a Modena passato per Roma e atterrato a Serravalle. Totalmente a misura d’uomo, visitabile a piedi in meno di un’ora, questo luogo esprime innanzitutto il fascino della sua antichità, arricchito da numerose leggende, tra cui quella che racconta di una sosta di Carlo Magno durante il suo viaggio verso Roma. In epoca romano-bizantina noto come Verabulum, il borgo costituiva uno dei punti chiave delle fortificazioni destinate a proteggere i confini dell’Impero. Fortificato a 320 metri sul livello del mare, fu conquistato e distrutto dai Longobardi nel XIII secolo d.C. per essere poi ricostruito, sulle antiche fondamenta, nel IX secolo.

Fino al 1109 rimase un feudo di Matilde di Canossa per essere poi conteso, per la sua importanza strategico militare, tra la ghibellina Modena e la guelfa Bologna. Oggi, grazie a costanti interventi di restauro, il complesso ospita importanti eventi, favorendo sempre di più lo sviluppo di tradizionali attività del territorio sicuramente genesi di realtà ormai consolidate. Il castello di Serravalle è sicuramente uno dei più antichi edifici mai venduti in Italia. La sua vendita rappresenta un esempio di professionalità che ha evidenziato l’efficacia di un progetto di marketing fondato su strategie funzionali, innovative e avvincenti. Partendo dall’organizzazione di eventi mirati alla comunicazione della vendita (è stato il primo Open Castle d’Italia, la cui guida è sta condotta dallo storico Michele Luppi e dall’archeologa Giulia Prampolini), sono state messe in campo risorse commerciali volte a garantire le parti coinvolte nella transazione.

Un vero successo, amplificato dalle dichiarazioni del nuovo fortunato proprietario: “La nostra famiglia è da sempre innamorata di questo territorio e della sua storia. La consapevolezza dell’unicità di questo borgo e, nello specifico di Palazzo Boccadiferro, ci ha spinti a compiere questo importante e ambizioso passo. Il sentimento che ci ha accompagnati in questa decisione è l’affetto, il profondo legame con la terra in cui viviamo: aver ‘riportato’ il castello in Italia è per noi grande fonte di orgoglio”.

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