IL COLORE IN ARCHITETTURA TRA ETICA ED ESTETICA
Articolo tratto da Collection Luxury Lifestyle Magazine #4 Aprile 2024
Testi di ANGELA DI PALMA, MAGDA RUGGIERO Architects
Negli articoli precedenti abbiamo analizzato come alcune peculiarità in architettura siano necessarie e, per questo, sono stati approfonditi i concetti di outfit e di lusso, il primo inteso come progettazione ad hoc e l’altro come espressione della ricerca di eccellenza nella vita quotidiana connesso con le arti visive e la cultura dello star bene. Il colore è un altro elemento fondamentale in architettura: può essere considerato una forma di espressione artistica che gioca un ruolo importante dal punto di vista etico del benessere ed estetico del progetto di dettaglio personalizzato.
L’artista austriaco Jorrit Torquinst affermava che “lo spazio architettonico è un vuoto cieco, totale, fino a quando il colore non interviene, dando allo spazio un apporto di concretezza” (Colore e luce. Teoria e pratica, Unicopli, Milano). Tale affermazione di Torquinst sembrerebbe sminuire la progettazione, ma in realtà la esalta, integrando il colore quale elemento che chiude il processo ideativo.
Il progetto architettonico è sempre una composizione di processi, anche separati, che partono dalle necessità legate al contesto, territoriale o immobiliare, che crescendo si amalgamano
con i particolari costruttivi e decorativi di cui il colore è tra i protagonisti.
Dal paleolitico a oggi, la produzione e l’ampiezza della gamma dei colori hanno mostrato come questi siano in grado di veicolare messaggi storici e politici, evidenziando sempre valori emozionali.
Particolari costruttivi e decorativi di facciate esterne e ambienti interni sono da sempre simbolo della classificazione sociale, del gusto personale e della funzione che l’oggetto architettonico rappresenta, testimoniando come la forma e la dimensione, insieme al colore, connotino l’importanza economico-sociale di un edificio e dei suoi spazi interni.
Esempi straordinari di riqualificazione urbana attraverso l’uso del colore sono il mercato di Santa Caterina a Barcellona, progettato dall’architetto Benedetta Tagliabue, e il Central Saint Giles a Londra, progettato dall’architetto Renzo Piano. Il primo, che nasce dalla riqualificazione dell’antico mercato rionale progettato nel 1848 sui resti di un convento quattrocentesco ed è oggi un’icona di Barcellona, ha ridato vita all’intero quartiere della Ribera rompendo uno schema regolare e monocromatico di base. Il tema ricorrente di questo progetto è l’irregolarità delle geometrie, completamente su misura, in cui raramente c’è ripetitività, ogni pezzo è unico e ogni oggetto è colorato con grande attenzione cromatica. Quali colori sono stati scelti? Quelli della frutta e della verdura!
Il secondo nasce a Londra, nel quartiere di Soho, in uno spazio urbano risultato della demolizione di un anonimo palazzo degli anni Sessanta, costruito in mattoncini. Esso rappresenta un cambio epocale del quartiere in cui sorge: è emergente e colorato, frastagliato e bucato, schermato da elementi metallici di grandi dimensioni ma aperto da vetrate e bucature alte 6 metri. Apparentemente
chiuso, in realtà si apre all’interno su una piazza, cuore di questo eccentrico complesso architettonico, anch’essa “colorata” dalla presenza di caffè, ristoranti e attività commerciali.
I colori predominanti delle facciate sono rosso, arancione, giallo e verde, in forte contrasto con il resto della città in cui predominano i toni di grigio. Come mai questa scelta? Sembra arrivi da un’analisi cromatica delle cornici lignee dei pub e dei negozi caratteristici di Londra.
“L’umanità ha bisogno del colore per vivere”, affermava Le Corbusier, inventando un modello di studio per la progettazione del colore in architettura, denominato “Policromia Architettonica”.
Le Corbusier, ispirandosi ad Aristotele, riusciva a cogliere il potenziale dei colori, la forza espressiva e la capacità di trasformare qualsiasi cosa – un oggetto, un arredo, un elemento architettonico – nella migliore versione possibile di sé.
In qualità di architetti abbiamo il compito di comprendere quale tipo di percezione sensoriale e di conseguente reazione emozionale possa portare l’impiego del colore in uno specifico ambiente, al fine di produrre le condizioni ideali per il benessere di chi lo abiterà. Il colore è quindi l’espressione delle complesse necessità di colmare bisogni e desideri dei fruitori degli spazi ed è necessario utilizzarlo avendo sempre presente che etica ed estetica devono essere rispettate affinché l’opera architettonica risulti in equilibrio non solo formale.