Storia di un castello millenario “riportato” in Italia

Collection Luxury Lifestyle Magazine #4 Aprile 2024

Siamo fieri di celebrare con questo racconto una vittoria tutta italiana, volta a salvaguardare il pregevole patrimonio immobiliare del nostro paese. Stiamo parlando della “riconquista” del famoso Castello di Serravalle, prima venduto a uno statunitense e poi riacquistato dalla famiglia Giuliani, originaria di Zocca in provincia di Modena. Il castello sorge in un borgo medioevale al confine tra l’area bolognese e quella modenese, nella valle del Samoggia dove si erge lo storico palazzo Boccadiferro, dal nome della nobile famiglia che l’ha posseduto fino alla fine dell’Ottocento. Un palazzo che unisce storia, arte e musica, posto che al suo interno è anche ambientata una parte dell’opera lirica Amore e morte, del compositore lucchese Gaetano Luporini. Nel 1846, poi, nel salone al piano terreno fu celebrato il matrimonio tra Gioacchino Rossini e Olimpia Pellissier.

Il luogo in cui sorge si chiama proprio Castello di Serravalle, un municipio di quasi 5000 abitanti del Comune di Valsamoggia, nella città metropolitana di Bologna, in Emilia-Romagna. L’americano che aveva acquistato il castello volle impadronirsi della dimora per la sua posizione nel borgo, che sorge su fondamenta romane custodendo affascinanti racconti e curiose leggende.

È stata la famiglia Giuliani a riportarlo in Italia dopo un importante rilancio e una trattativa con il precedente acquirente, il quale a propria volta aveva acquistato Palazzo Boccadiferro da una storica famiglia locale. Il successo della trattativa (i cui dettagli sono riservati) porta a riconoscere il merito a un vero e proprio Italian job, un gioco di squadra tutto italiano che celebra la collaborazione tra Alberto Bignardi, l’agente immobiliare Collection del gruppo RE/MAX (anche presidente degli agenti immobiliari FIAIP di Modena e broker owner della RE/MAX Unicorn) e lo Studio Legale Picozzi & Morigi di Roma (dove hanno collaborato Chiara Catalani, Nicola Picozzi e Daniele Avena), il tutto conclusosi con l’attività del notaio napoletano Francesco Capezzuto, il quale ha stipulato gli atti di trasferimento, insomma un lavoro di equipe da Napoli a Modena passato per Roma e atterrato a Serravalle. Totalmente a misura d’uomo, visitabile a piedi in meno di un’ora, questo luogo esprime innanzitutto il fascino della sua antichità, arricchito da numerose leggende, tra cui quella che racconta di una sosta di Carlo Magno durante il suo viaggio verso Roma. In epoca romano-bizantina noto come Verabulum, il borgo costituiva uno dei punti chiave delle fortificazioni destinate a proteggere i confini dell’Impero. Fortificato a 320 metri sul livello del mare, fu conquistato e distrutto dai Longobardi nel XIII secolo d.C. per essere poi ricostruito, sulle antiche fondamenta, nel IX secolo.

Fino al 1109 rimase un feudo di Matilde di Canossa per essere poi conteso, per la sua importanza strategico militare, tra la ghibellina Modena e la guelfa Bologna. Oggi, grazie a costanti interventi di restauro, il complesso ospita importanti eventi, favorendo sempre di più lo sviluppo di tradizionali attività del territorio sicuramente genesi di realtà ormai consolidate. Il castello di Serravalle è sicuramente uno dei più antichi edifici mai venduti in Italia. La sua vendita rappresenta un esempio di professionalità che ha evidenziato l’efficacia di un progetto di marketing fondato su strategie funzionali, innovative e avvincenti. Partendo dall’organizzazione di eventi mirati alla comunicazione della vendita (è stato il primo Open Castle d’Italia, la cui guida è sta condotta dallo storico Michele Luppi e dall’archeologa Giulia Prampolini), sono state messe in campo risorse commerciali volte a garantire le parti coinvolte nella transazione.

Un vero successo, amplificato dalle dichiarazioni del nuovo fortunato proprietario: “La nostra famiglia è da sempre innamorata di questo territorio e della sua storia. La consapevolezza dell’unicità di questo borgo e, nello specifico di Palazzo Boccadiferro, ci ha spinti a compiere questo importante e ambizioso passo. Il sentimento che ci ha accompagnati in questa decisione è l’affetto, il profondo legame con la terra in cui viviamo: aver ‘riportato’ il castello in Italia è per noi grande fonte di orgoglio”.

LA FORMA DEL LUSSO

LA FORMA DEL LUSSO.
Vi siete mai chiesti come riconoscere il lusso?

Articolo tratto da Collection Luxury Lifestyle Magazine #4 Aprile 2024
Testi di ANGELA DI PALMA, MAGDA RUGGIERO Architects

È un concetto in continua evoluzione e l’analisi del cambiamento comincia da lontano. Il termine lusso, come descritto dalla Treccani, deriva dal latino «luxus» a significare sovrabbondanza ed eccesso. Il vocabolo può anche originare dal latino «lux» ovvero luce, indice di brillantezza, come a contraddistinguere gli oggetti pregiati quali gioielli e pietre preziose e, metaforicamente, diventare simbolo di vita, fecondità e creazione. Il termine lusso narra dunque di creatività ed energia vitale, portando con sé non solo l’accezione apparentemente distintiva di un ceto sociale, ma anche l’espressione di un significato profondo legato al concetto dello star bene, ricercando l’eccellenza in ogni aspetto della vita quotidiana.

Il tempo ha modificato la percezione del significato di lusso che da sogno irraggiungibile si va configurando come un passaggio progressivo dell’interesse e della spesa verso esperienze piuttosto che prodotti lussuosi, rappresentando un fenomeno che amplia il perimetro del lusso dagli oggetti ai servizi ed agli spazi, ponendoli in stretta relazione con il mondo dell’arte, cultura e spettacolo. Gli ultimissimi anni hanno visto gli individui tornare a dare alla casa un valore di rifugio, riportando all’interno delle mura domestiche quel bisogno di bellezza ed essenzialità che riconducono a concetti lontani di semplicità e sobrietà caratteristici di grandi maestri dell’architettura di fine Ottocento come Adolf Loos e Otto Wagner, esponenti di un pensiero che ha concretizzato la perfetta sintesi di funzionalità ed estetica a discapito del superfluo e dell’ornamento inutile.

Cosa rappresenta il lusso per noi architetti? È la ricerca continua di semplificazione nell’innovazione, sfrondando la bellezza dalle sue componenti di ridondanza ed ostentazione, per tornare a lavorare con materiali il cui pregio sia insito nella loro intrinseca natura: la calda venatura del legno delle librerie di Albini e Magistretti, la grana fine del marmo di carrara della lampada Arco dei fratelli Castiglioni, il cuoio lavorato e tinto con aniline naturali della Eggs Chair di Jacobsen, il tubolare d’acciaio di una delle iconiche sedute di Mies van der Rohe, il cristallo curvato del tavolo Ragno di Livi sono solo alcuni esempi di pezzi di design che esprimono il perfetto connubio fra forma e funzionalità. Molti la chiamano «tecnica»,
ma già nell’antica Grecia la parola «téchne» definiva anche l’arte, il processo di ideazione e creazione e si tratta solo del sapere fare le cose con cura e minuzia di dettaglio.

Partendo da un’analisi della struttura spaziale del luogo e del contesto ambientale attenta e rispettosa delle esigenze espressive del committente, la progettazione architettonica si deve concentrare sul garantire una connotazione di unicità attraverso l’uso di materiali naturali, colori, arredi ed illuminazione che esaltino forme e volumi parlando di coloro che li vivono.

In quest’ottica, il nostro lavoro come Architetti nella sfera del lusso, si esprime nel creare luoghi di vita originali ed armoniosi, ponendo attenzione agli elementi della natura – luce, aria, terra ed acqua – utilizzati nella ricerca del comfort e del benessere individuale ed ambientale. Il nostro personale impegno è quindi realizzare architetture che siano ispirate dai materiali naturali collocandole in contesti raffinati e sostenibili con un peculiare riguardo alle rifi niture ed ai particolari costruttivi e decorativi che per noi rappresentano la vera forma del lusso.

L’obiettivo con cui si intraprende il percorso progettuale è quindi racchiuso in quell’emozione che si prova nel creare una magica corrispondenza fra funzione
ed estetica attraverso l’uso di linee semplici e materie pure che, aprendosi a fattori di variabilità e sorpresa, realizzino capolavori inaspettati.